Intervista su Libero Quotidiano

Bella intervista di Gianluca Veneziani su Libero Quotidiano. Preciso che la foto risale a qualche anno fa, non tanti, cinque o sei. Oggi si è aggiunto solo qualche fascinoso capello bianco in più … e forse anche qualche chilo. Ma per quelli ho l’attenuante dell’irresistibile tentazione della nostra squisita cucina regionale quando vado in giro per l’Italia a presentare i miei libri.

Intervista Libero 19 giugno 2016

L’uomo che aveva la dignità negli occhi

muhammadali

Esistono alcuni concetti che hanno bisogno di un’immagine per essere meglio compresi nella loro essenza. E’ un’operazione di associazione mentale che compiamo, a volte senza nemmeno farci caso. Pensiamo a come l’urlo di Tardelli, dopo il gol alla Germania nella finale dei mondiali del 1982, abbia dato una forma visibile ed eterna alla grinta, oppure al ragazzo cinese che, con il suo corpo, fermò i carri armati a piazza Tiananmen diventando l’icona della tenacia. Mohamed Ali per me è l’immagine della dignità. Mi piace credere che, quando aprì gli occhi su questo mondo, la prima cosa che dovette pensare fu: “io non sarò mai lo schiavo nè il padrone di nessuno. Questa terra mi appartiene  come appartiene ad ogni essere che ci vive e come io appartengo ad essa.” Cambiò il suo nome perché ritenne che Cassius Marcellus Clay fosse un nome da schiavo, ed aveva ragione. Venne condannato per il suo rifiuto di combattere la guerra in Vietnam. Disse: “non ho niente contro i vietcong, nessuno di loro mi ha mai chiamato negro“, ed anche allora aveva ragione. Ora che se ne andato non riesco a ricordarlo per i suoi incontri di pugilato. Forse perché ero troppo piccolo all’epoca per averli vissuti e capiti veramente. Ma quando penso al valore della dignità, più che i suoi guantoni, mi vengono in mente i suoi occhi. Quello sguardo fiero che è monito a tenere la schiena dritta. Sempre e davanti a tutti. Per fortuna ogni tanto quello sguardo s’incontra ancora in giro, ma è raro. Sempre più raro.

Il metodo della fenice

UMANO, CINICO, DURO.

TORNA UNO DEI COMMISSARI PIÙ AMATI DAI LETTORI ITALIANI.

DAL 29 GIUGNO IN TUTTE LE LIBRERIE E GLI STORE ONLINE, ANCHE IN FORMATO EBOOK

 

Copertina Il metodo della fenice

L’odio più feroce è spesso il rantolo velenoso di un amore ferito, oppure l’urlo di rabbia di un desiderio selvaggio e inappagato. L’amore è l’origine di ogni tragedia, l’ingrediente essenziale del bene e del male.

Novembre, il mese dei morti e della pioggia. Una telefonata anonima sveglia la centrale di Valdenza alle prime luci dell’alba. Il commis­sario Casabona, che per via di uno scontro con sua moglie da un paio di giorni dorme in questura, è il primo a precipitarsi sul posto: sotto il vecchio ponte di Campanelle, ai confi­ni del bosco dove vive appartata la misteriosa comunità degli Elfi, viene rinvenuto il corpo di una giovane donna, nudo e parzialmente carbonizzato. Un compito facile per la Scien­tifica, perché lì intorno emergono subito indi­zi utili all’indagine. Troppi e troppo in fretta, pensa Casabona. Tanto più che il presunto colpevole viene trovato di lì a poco: in fondo al lago, al volante della sua auto; annegato in seguito a quello che risulta un banale inciden­te. Ma Casabona non ci sta: il suo istinto gli dice che dietro la storia delle due vittime – lei entraîneuse in un night club, lui porno attore di fama locale – si nasconde qualcosa di molto più torbido. Qualcuno sta cercando di insab­biare verità scomode che premono per venire alla luce. E qualcuno vuole vedere il fuoco del­ la vendetta ardere sino in fondo, perché è solo dalle ceneri che si rinasce a nuova vita. Per sciogliere il mistero, Casabona dovrà affon­dare le mani nel ventre molle della provincia italiana, dove l’unica cosa che conta è l’appa­renza, eppure niente è come appare. Un’espe­rienza così sconvolgente e accecante da indur­lo a dubitare persino dei suoi affetti più cari.

Casabona al suo meglio. Un noir tra i più avvincenti degli ultimi tempi.