Ieri sera ho partecipato alla serata conclusiva del 1^ concorso di poesia “don Aldemiro Cinotti” a Quarrata. Ho avuto il piacere di conoscere e premiare la professoressa Grazia Frisini che ha scritto dei versi stupendi classificandosi al primo posto su 740 partecipanti da tutta l’Italia. Mentre ascoltavo i numerosi interventi introduttivi che cercavano di spiegare che cos’è la poesia, come funziona e come si valuta, mi è ritornato alla mente questo bellissimo passaggio del film “L’attimo fuggente”. Pensare di spiegare la poesia con la razionalità è come sperare di trovare la voce smontando una radio. La poesia parla il linguaggio delle emozioni. Davanti alle emozioni la mente tace e batte solo forte il cuore.
Chi è senza peccato scagli il primo commento
Nonostante siano passati duemila anni dai fatti narrati nel Vangelo, la figura di Maria Maddalena resta sempre attuale. A poco è valso l’insegnamento di Gesù. Prima si scagliavano le pietre, come forma di giudizio, condanna ed esecuzione sommaria, oggi si usa la più comoda tastiera di un computer o di uno smartphone. La sostanza resta la stessa. E’ senza peccato chi ha divulgato il video? O chi ha scagliato il primo commento scandalizzato, la prima ingiuria, e chi ne ha seguito l’esempio? Consentirebbero costoro l’accesso completo al loro smartphone per dimostrarlo?
11 settembre 2001
L’11 settembre del 2001 ebbe inizio una catena di eventi, favorita da scelte spesso sbagliate, che non si è ancora esaurita. In questi quindici anni, i tremila morti iniziali si sono moltiplicati in modo esponenziale, come le distruzioni e i disastri. Anche i barconi di disperati che arrivano ogni giorno sulle coste europee sono la conseguenza di ciò che si è messo in moto quel giorno. Questa è stata la più grande sconfitta per il mondo occidentale. Siamo riusciti solo ad aggravare quel danno senza ancora risolverlo.
La fabbrica dei bambini
Sono al mare, in un posto senza tv e linea per i cellulari. Un luogo antico, immerso nella macchia mediterranea a due passi dalla battigia. Quindi seguo solo a sprazzi, grazie a Facebook, la polemica sul fertily day. Mi viene da pensare come questa non sia che un’altra conseguenza della globalizzazione. Il lavoro in Italia costava troppo e godeva di eccessive garanzie rispetto ad altri paesi concorrenti sul mercato globale, perciò bisognava metterci mano per restare competitivi, come dicono loro. Anche i figli, da questa parte del mondo, costano troppo. Le coppie hanno l’assurda pretesa di chiedere un reddito dignitoso e un sostegno prima di imbarcarsi in questa avventura. Da altre parti del mondo basta una capanna nel deserto o una baracca fatta con le lamiere di vecchi bidoni per sfornarne a decine di bambini. A conti fatti conviene di più importarli già cresciuti questi benedetti giovani. Anche su questo non siamo più competitivi. Nonostante le buone intenzioni e le geniali trovate di qualche nostro governante, ormai è evidente che anche i nostri figli sono fuori mercato e il brand della “stirpe italica” pare destinato all’estinzione. Anzi, per usare i termini appropriati, al fallimento.