Il monologo sulla verità

Si muore sempre perché si viene uccisi.

Da una persona, da una malattia, da un’auto. A volte anche da sé stessi.

Quello che conta veramente è come si muore: in piedi o in ginocchio.

Questo dipende da come hai vissuto la tua vita.

Se hai preferito il confortante abbraccio della menzogna oppure hai cercato la verità. Oltre le apparenze e la convenienza.

Accettare la menzogna è più facile. È comoda e si fa dimenticare fino a far scomparire la percezione di sé.

La menzogna è un panno scuro e putrido che nasconde la luce. Le pupille dopo un po’ si dilatano e si adattano alla penombra che copre i difetti delle cose e degli uomini. Anche i propri.

Vivere nella menzogna è come bagnarsi nelle acque stagnanti di una palude. Per restare a galla non è necessario saper nuotare, basta fare il morto.

La menzogna è rassicurante.

La verità, invece, è rivoluzionaria. Si può nascondere, negare, modellare in nuove forme a seconda della convenienza, vestire con l’abito di una diversa apparenza, ma non si può cancellare.

È come aprire le persiane in un giorno di sole dopo essere andati a letto sbronzi.

Svelare una verità nascosta riporta un fiume nel suo corso naturale e gli lascia travolgere tutto ciò che nel frattempo era stato costruito sul fango.

È una folata di vento che fa volare via i cappelli messi a nascondere la calvizie e la vergogna dell’età che avanza.

Lascia sgomenti. Crea imbarazzo.

La verità può rendere schiavi, come la droga.

Se ci si abitua non basta mai. Non se ne può fare a meno.

Ne vuoi di più, sempre di più.

La cerchi dappertutto senza chiederti quanto forte sarà la collera di chi, avendola nascosta dove tu l’hai scovata, non la troverà più al suo ritorno.

Ti fa diventare ladro delle debolezze altrui e sfrontato accusatore.

Insensibile al disagio che crei.

La fame di verità ti insegna a scrutare l’orizzonte, come un predatore nella savana. A stare sulla punta dei piedi per allungare di più lo sguardo e vedere oltre. Al di la di ciò che è opportuno. E ne godi. Allargando le braccia, con il corpo ed il viso proteso in avanti per meglio assaporare quella brezza che ti fa fremere la pelle e ti fa sentire vivo.

Così si diventa un bersaglio ideale.

Visibile ed ostinato. Facile da colpire.

Non si dovrebbe mai abusare della verità perché prima o poi ti uccide.

Di troppa verità si può anche morire.

Essere padri

La maternità è un’esperienza ancestrale, istintiva. Coinvolge in maniera assoluta la dimensione corporale della donna, che diventa strumento divino per rinnovare il mistero della creazione in questo mondo. La paternità, invece, si riferisce soprattutto alla dimensione dei valori e dei principi etici e morali. Perciò, io credo, si può essere madre in un solo modo e padre in tanti modi diversi. Anche senza avere figli. Il padre è colui che insegna, che protegge, che si prende cura di chi, per la sua età o condizione, è più debole. E non è per niente facile in un’epoca in cui si rimane figli di se stessi troppo a lungo per poter pensare anche agli altri.