C’è chi dice SI e c’è chi dice NO

Ho il massimo rispetto per chi voterà SI e ho il massimo rispetto per chi voterà NO. Non sono in condizione di rivelare cosa farò io ma posso dire qual è il ragionamento che mi porterà a decidere. Di certo non mi farò influenzare dalla propaganda per allocchi vista finora. Tipo quella che mi mette in guardia dal votare SI perché farei avere l’immunità a De Luca che, tra l’altro, mi sta anche simpatico. Sarà per le imitazioni di Crozza? Oppure quella che mi consiglia di non votare NO perché le banche fallirebbero. Penserò alla Costituzione, nata con il complesso del tiranno dopo la drammatica esperienza della guerra e dello Stato totalitario. Una Costituzione fondata sul potere di veto che ognuno dei tre schieramenti presenti nella Costituente rivendicò ed ottenne. Mi chiederò quale prezzo è stato pagato per sentirsi al riparo dai rischi di una ricaduta. Il consociativismo alimentato dal debito pubblico, per esempio. Oppure il vero potere decisionale allocato altrove. Vedi P2 o Gladio. E’ mi domanderò: c’è ancora da aver paura oggi di un sistema dove una sola parte, quella al Governo, è in grado di decidere? Oppure è una necessità, se si vuole sopravvivere nell’epoca attuale?

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La ragazza che disse no

Accadde che una ragazza di 17 anni fu rapita il giorno di Santo Stefano.  Venne portata via, violentata e tenuta segregata per otto giorni. Poi il suo violentatore e sequestratore decise di volerla tenere tutta per se e la pretese in moglie. Così facendo, tra l’altro, non avrebbe mai risposto davanti alla legge dei suoi crimini perché il matrimonio riparatore avrebbe estinto il reato. Un colpo di spugna. Tutto sarebbe stato dimenticato, anche il dolore e le lacrime di quella povera ragazza che avrebbe dovuto continuare a servire il suo aguzzino per il resto della vita. Tutto ciò non avveniva nei territori controllati dall’ISIS o in Afghanistan. Accadeva in Italia, in Sicilia per la precisione, tra il 1965 e il 1966. Solo 50 anni fa. E quella norma, che era un articolo del codice penale italiano, rimase formalmente in vigore fino al 1981. L’anno prima della vittoria dell’Italia ai mondiali di Spagna. Quella ragazza, che si chiama Franca Viola, disse no e il sequestratore e violentatore restò tale, invece di diventare un onesto marito, fu condannato e si prese 11 anni di carcere. Non fu per niente facile perché c’era la consapevolezza che insieme alla condanna per il carnefice sarebbe arrivata anche quella per lei, pronunciata dal tribunale della maldicenza che l’avrebbe addidata come una donna “disonorata”. Lei e i suo genitori andarano fino in fondo e fecero la cosa giusta. Oggi Franca Viola è una nonna e l’8 marzo 2014, in occasione della festa della donna, fu insignita al Quirinale dell’onorificenza di Grande Ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano con la motivazione: “Per il coraggioso gesto di rifiuto del matrimonio riparatore che ha segnato una tappa fondamentale nella storia dell’emancipazione delle donne nel nostro Paese”. Oggi, quindi, se siamo arrivati fin qui, in termini di civiltà e conquiste sociali, lo si deve anche a lei che fu la prima ad infrangere quel muro di vetro. Ma non bisogna mai dimenticare che la storia è fatta di periodi di conquiste ma anche di fasi di revisionismo. Il pericolo di tornare indietro è sempre dietro l’angolo e nulla va mai dato per scontato.

The Young Pope – La lettera d’amore

“Cos’è più bello, amore mio, l’amore perso o l’amore trovato? Non ridere di me amore, lo so sono goffo e ingenuo quando si parla d’amore. Mi faccio domande che sembrano uscite da una canzonetta. Questo dubbio mi travolge e mi corrode amore mio: trovare o perdere? Intorno a me le persone non smettono di desiderare: hanno perso o hanno trovato? Io non lo so. Un orfano non ha modo di sapere, un orfano è sprovvisto del primo amore, quello di mamma e papà, da qui ha origine la sua goffaggine, la sua ingenuità. Tu mi dicesti su quella spiaggia deserta della California: puoi accarezzarmi le gambe, ma io non lo feci. Eccolo amore mio l’amore mancato. Per questa ragione da quel momento non ho mai hai smesso di chiedermi dove sei stata e dove sei adesso e tu, bagliore della mia gioventù fallita, tu hai perso o hai trovato? Io non lo so e non lo saprò mai, non ricordo neanche più il tuo nome, amore mio, e non ho la risposta, però mi piace immaginarla così la risposta: alla fine, amore mio, non abbiamo scelta, dobbiamo trovare”.

(Papa Pio XIII -Jude Law, da “The Young Pope” di Paolo Sorrentino, nona puntata)

Sky: svelate le prime immagini di The Young Pope

Di chi è l’arte?

Ma l’arte, in fondo, a chi appartiene? All’artista che crea l’opera, agli esperti o al popolo? E’ una vecchia questione. Per esempio, prendiamo una novella, una poesia, una tela. Chi può dire che è bella? Lo scrittore, il poeta o il pittore? No di certo, perché è scontato innamorarsi della propria creatura. I critici di professione? Nemmeno, perché giudicano con l’occhio della ragione e con il metodo comparativo della scienza. Vista così un’opera d’arte potrebbe diventare addirittura un algoritmo matematico o una reazione chimica. L’arte, invece, è il riflesso di un’emozione. Anche irrazionale a volte. Essa si pone il difficile scopo di imprigionare, in una forma materiale, l’evanescenza della bellezza. Per questo motivo l’arte non può che essere di tutti. Il vero artista sa bene che il successo della sua impresa lo può leggere solo negli occhi degli altri. E nelle vibrazioni della loro anima.

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