AD10S DIEGO ARMANDO MARADONA

Gli uomini hanno poca memoria, dimenticano presto, si dividono, si odiano, si combattono. Poi, ogni tanto, ne nasce uno che è capace di farli sentire una cosa sola, li contagia con un sogno che fa battere all’unisono i loro cuori. Questi pochi eletti sono destinati al mito, alla leggenda. Diego Armando Maradona apparteneva a questa ristretta categoria.
Maradona non è stato solo un grande calciatore capace di gesti tecnici ineguagliabili. Maradona ha incarnato l’anima di un popolo e di una città. Maradona è diventato un sentimento, un’icona. Maradona è stato passione e riscatto. Genio, fallimento e rinascita. Bellezza e tormento. Virtù estrema e dannazione. Maradona è stato Napoli.
Per alcuni non è facile comprendere l’affetto nei suoi confronti, ora diventato dolore.
Lo ritengono ingiustificato e fuori luogo e per dimostrare le loro ragioni ricordano i tanti eccessi della sua vita privata. Li ringraziamo ma non ne abbiamo bisogno. Siamo dotati di buona memoria e ce ne ricordiamo bene anche noi. All’epoca, siamo stati i primi a soffrire per questo. Ma il nostro è amore e non si può giudicare con l’occhio della ragione.
Badate bene, non parlo di amore per la sua persona. È l’amore che ci ha fatto sentire vincitori dopo tante sconfitte, che ci ha dato ridato orgoglio e senso di appartenenza. È l’amore per il ricordo di chi era con noi in quei momenti e che ora non c’è più. Quell’amore ci ha uniti, ci ha fatto abbracciare forte e piangere insieme per la gioia. Ci ha fatto dimenticare difficoltà e differenze. Lo so che l’amore è una cosa buffa e incomprensibile per chi non lo prova ma non giudicateci con il freddo rigore della morale, che è cosa altrettanto buffa e fuori luogo in questo momento. Perché, come scriveva Nietzsche, “tutto ciò che è fatto per amore è sempre al di là del bene e del male”.
E poi, se proprio vogliamo dirla tutta, Maradona non è stato un genio del crimine. Dal punto di vista giudiziario, in Italia ha commesso un solo reato: evasione fiscale. Come Valentino Rossi, Pavarotti e tanti altri. Da un certo punto in poi della sua vita è stato un assuntore di cocaina ed è stato scoperto (cosa che a molti altri volti noti dello spettacolo, dell’arte, nell’imprenditoria, ecc. non è capitata, per loro fortuna) ma questo non è un reato. Non ha ucciso nessuno, né faceva furti o rapine o violentava donne o bambini. Ha vissuto eccessi molto discutibili dal punto di vista morale. La sua vita non è stata irreprensibile e non può essere considerato un esempio di rettitudine né un modello educativo. Questo lo diceva anche lui di se stesso. Ma se oggi tutto il mondo ne parla, se si indice il lutto nazionale per 3 giorni in Argentina e il lutto cittadino a Napoli. Se decine di milioni di persone hanno pianto ieri sera, e che diamine, fatevele due domande e non rompete più le scatole. Se non siete in quel “ristretto” gruppo, che vi devo dire? Bravi. Voi si che siete persone oneste e morigerate. Non guardate, non ci fate caso, giratevi dall’altra parte e pensate ad altro. Leggete qualche passo della Bibbia e pregate per noi che ci siamo così allontanati dalla retta via idolatrando un ragazzo di strada, cresciuto troppo in fretta, che ci ha fatto sognare e innamorare.

“La stagione del fango” è semifinalista al Premio Giorgio Scerbanenco.

“La stagione del fango – Inferno per il commissario Casabona” è in semifinale per il prestigioso Premio Scerbanenco, considerato il Premio Strega per il genere giallo/noir. In questa fase è prevista una votazione che inizia oggi e dura fino a sabato prossimo. Chi vuole fare un favore a Casabona deve registrarsi sul sito del Premio e votare per lui.

L’indirizzo per registrarsi è questo: http://www.noirfest.com/2020/registrati.asp

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