La libertà di opinione è sacra. La libertà di esprimere liberamente il proprio pensiero è il fondamento di ogni vera democrazia. Certo, libertà di opinione non vuol dire arbitrio. Non rappresenta una sorta di lasciapassare per poter dire ciò che ci pare senza pagarne le conseguenze. In nome della libertà di opinione non si può offendere la dignità e l’onore di altre persone, non si può incitare all’odio verso gruppi di diverso orientamento religioso, sessuale, politico, non si possono violare altre libertà riconosciute dalla nostra Costituzione e dalla legge. Ma sia chiara una cosa, e per questa cosa io mi batterò sempre, in Italia solo un Giudice, nel corso di un regolare processo, può stabilire se, quando e come si è abusato di tale libertà. Al di fuori di tale contesto, non esistono menti più illuminate di altre che possano stabilire ciò che si può dire e ciò che non si può dire, ciò che è corretto e ciò che non lo è, ciò che è giusto e ciò che non è giusto. Esiste una sola parola nel nostro vocabolario per definire un comportamento del genere ed è “censura”. Non importa se a farla è il Ministero della cultura popolare nei regimi totalitari oppure un gruppo di “saggi” al soldo di testate giornalistiche negli odierni sistemi democratici, il risultato è sempre lo stesso: voler imporre agli altri il proprio pensiero.

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