Quando si parla di immigrazione sembra di assistere a una partita di tennis giocata con la palla della più ottusa ideologia. Da una parte quelli che: “sono tutti ladri, spacciatori e prostitute”, dall’altra quelli che “sono tutte persone che scappano dalla fame e dalla guerra”. Ma questi sono i confini del campo di gioco, la verità sta nel mezzo. E’ vero c’è qualcuno che lascia il proprio paese devastato dalla guerra (come i siriani, gli eritrei, ecc), qualcun altro viene a cercare il guadagno facile richiamato da chi lo ha preceduto e si è dato al crimine, dopo essersi accorto che qui le pene effettive, in confronto alle loro, sono ridicole. La stragrande maggioranza, invece, è fatta di giovani che hanno investito tanti soldi (quindi non erano poveri) per pagarsi il viaggio e venire a cercare fortuna in Europa. Sognano un lavoro che li faccia guadagnare e diventare ricchi. Non c’è nulla di male in questo, lo hanno fatto anche i nostri nonni quando partivano per l’America. Ma c’è da chiedersi: oggi esiste realmente questa possibilità in Italia? Oppure è un miraggio indotto dalla tv e dal cinema? E se esiste, è infinita oppure ha un limite? Lasciando perdere i due tennisti idioti che giocano ai margini del campo, di questi tempi, finalmente, ci si sta ponendo seriamente queste domande. A destra e a sinistra. Il Capo della Polizia Prefetto Franco Gabrielli, ieri a Viterbo, ha detto: “L’accoglienza ha un limite, il limite dell’integrazione. Non possiamo accogliere tutti gli immigrati.” Sono assolutamente d’accordo con lui.